Il ddl Anticorruzione sbarca in Aula alla Camera. Di Maio lancia l’hashtag #BastaImpuniti
(di Ilaria Delvino) – E’ la settimana del ddl Anticorruzione, la questione che sta alzando la temperatura a Montecitorio. La situazione è febbrile da giorni a causa di una discrasia di idee nella maggioranza sullo stop alla prescrizione dei reati dopo il primo grado di giudizio. Prescrizione sì, prescrizione no. I grillini lo chiamano decreto spazza corrotti, gli oppositori giustizialismo, la lega ci va cauta. Ma di cosa si tratta?
La prescrizione è un istituto giuridico che prevede “la perdita di un diritto che scatta a seguito del suo mancato esercizio entro un termine prefissato dalla legge”. Usando altre parole, in ambito penale la norma comporta che trascorso un determinato periodo di tempo fissato dalla legge, un reato non possa più essere perseguito perché viene meno l’interesse dello Stato a punire una determinata condotta commessa troppo tempo addietro. Non tutti i reati però possono essere prescritti e i termini della prescrizione sono differenti a seconda del reato oggetto di indagine o procedimento giudiziario.
C’è una ratio legis dietro questo istituto giuridico, anzi due: come anticipato, dopo un determinato lasso di tempo, lo Stato perde interesse a perseguire una condotta illecita, inoltre, allungare a livello estremo i tempi processuali provocherebbe anche una lesione del principio di reinserimento del reo in società, sancito dalla Costituzione. Sì, la nostra Costituzione è inequivocabile su quest’ultimo punto: “Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”. Così recita l’articolo 27 comma 3 della Costituzione e la Legge Gozzini ne dà piena attuazione. Ragione per cui in Italia l’ergastolo, anche in caso di gravi reati come omicidi e femminicidi, è una soluzione poco frequentata. Il carattere perenne della pena stride evidentemente con l’art. 27. La riforma dell’Ordinamento penitenziario del 1987 ha poi consentito che anche il condannato all’ergastolo potesse ottenere ulteriori riduzioni di pena, permessi premio dopo dieci anni e semilibertà dopo venti anni in carcere.
Ma questa è un’altra storia, quella fatta di cittadini che attendono giustizia e di quelli che non ne riceveranno mai. Non si contano più ad esempio le donne che, vittime di violenza o femminicidio restano senza risposte. Donne o anime rinchiuse nella gabbia della giustizia italiana che ha ancora molti nodi da sciogliere. Oggi anche un uomo riconosciuto colpevole di violenza e condannato in primo grado ha il diritto di fare appello. La Corte di secondo grado però potrebbe anche non prendere mai in mano il fascicolo entro i termini di prescrizione.
– Vogliamo onorare le vittime e impedire che reati gravi come quello di tentata strage cadano in prescrizione – ribadisce il M5S. La battaglia ai corrotti era nelle nostre promesse elettorali ed è nel contratto di governo – spiega il vicepremier Luigi Di Maio che su Facebook lancia l’ hashtag #BastaImpuniti.
Il decreto Anticorruzione sbarcherà in Aula alla Camera la prossima settimana e oltre lo stop alle prescrizioni prevede un piano straordinario di assunzioni, la esemplificazione dei processi, il Daspo per i corrotti e la rendicontazione dei partiti per garantire trasparenza ai cittadini. Sullo stop alla prescrizione frena la Lega. Il ministro Matteo Salvini ci va cauto – Sono d’accordo sul fatto che i processi debbano avere una fine e anche sul fatto che non possano essere prescritti quelli di chi ha soldi – puntualizza. – Gli obiettivi miei, di Di Maio e di Bonafede sono gli stessi e il contratto di governo è sacro. L’unica cosa che non voglio è che ci siano processi eterni. A fargli eco la ministra per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno che considera la sospensione delle prescrizioni una bomba atomica nel processo in quanto inciderebbe sull’intero sistema penale, togliendo anche a un innocente la possibilità di difendersi in Appello e Cassazione. Secondo la Bongiorno da un lato la prescrizione impedirebbe che i processi durino in eterno e dall’altro garantirebbe sia l’efficacia dell’azione penale sia l’esercizio del diritto di difesa. Secondo il guardasigilli Bonafede la sola bomba è invece la rabbia dei cittadini che chiedono giustizia. Dal fronte forzista rompe il silenzio Francesco Paolo Sisto, dirigente nazionale del Dipartimento Affari costituzionali di Forza Italia, che considera tutte le misure a cinque stelle un omicidio della Carta a suon di emendamenti. Un colpo di maglio inammissibile – attacca il pugliese. Secondo il deputato l’emendamento è clamorosamente incostituzionale. Le lungaggini processuali – ha aggiunto – si combattono con interventi sull’organico dei magistrati, sul personale e sulle strutture, non paralizzando i diritti a causa delle responsabilità dello Stato. Perché al centro del processo c’è il cittadino. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede da anni invece aveva definito in più occasioni la prescrizione l’ancora di salvezza dei delinquenti e una delle principali cause di intasamento dei Tribunali. Oggi, un delinquente che è stato beccato inconfutabilmente con le mani nella marmellata, fa di tutto per allungare i tempi processuali e arrivare alla meta agognata della salvezza: la prescrizione del reato. La prescrizione, infatti, dovrebbe avere lo scopo di evitare che lo Stato possa “svegliarsi” in qualsiasi momento e perseguire un cittadino per un reato commesso, per esempio, trent’anni prima; ovviamente, nel momento in cui lo Stato si attiva e, addirittura, c’è un rinvio a giudizio (vuol dire che c’è stato il vaglio di un PM e di un GIP), allora è evidente che la prescrizione deve essere sospesa” (Alfonso Bonafede in audizione nel 2015). Chiude le danze Di Maio, in continuità col pensiero già ribadito dal ministro Bonafede – La giustizia si è trasformata in un lusso per pochi, ricchi! – rincara. Il meccanismo della prescrizione consentirebbe solo ai furbetti, che possono permettersi lunghe spese legali, di raggiungere tramite rinvii ed espedienti il termine ultimo per salvarsi le penne. Uno strumento molto amato dai corrotti, noi lo rivoluzioneremo. La battaglia nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia lascia col fiato sospeso gli elettori. Ma Di Maio assicura – Sullo stop alla prescrizione non arretreremo di un millimetro.