Nord e Sud del Paese ancora divisi ma con una forbice che torna ad allargarsi nel 2018, dopo la contrazione del divario dell’anno precedente e con la conseguenza che, per ritrovare i livelli pre crisi del 2008 toccherà aspettare il 2030. E la Puglia crescerà sì nei prossimi anni ma in maniera modesta e c’è anche chi sta peggio: a dirlo, il rapporto dell’Osservatorio Banche-Imprese di economia e Finanza presentato in Senato. Se si sceglie come indicatore la crescita media annua del valore aggiunto nazionale – ovvero quello che i fattori produttivi sommano agli input arrivati dall’esterno, infatti, segna il +0,8%, il Nord-Est, + 0,7% il Nord-Ovest, il Centro +0,9% e il Mezzogiorno fanalino di coda a +0,6%.Campanello d’allarme, nel periodo 2019 – 2023, per quatto Province come Agrigento, Benevento, Nuoro e Potenza per le quali – si legge nel dossier – la crescita sarà sostanzialmente nulla. Meglio, invece, Crotone e Matera, con la seconda trainata dal ruolo di capitale Europea della cultura. E la Puglia? Nella stessa finestra temporale, stando ai numeri del report, in aumento in media all’anno il valore aggiunto dello 0,5% e l’occupazione dello 0,4%, entrambi al di sotto della media meridionale. Nello specifico, saranno le province di Taranto e Bari a registrare il miglior risultato sul valore aggiunto, rispettivamente +0,8% e +0,7%), seguite dalla BAT, da Foggia e Lecce allo +0,2% e da Brindisi, fanalino di coda con lo 0.1% in più. Sul fronte occupazionale, il Barese si accontenterà dello 0.6% in più seguito da fronte messapico e Capitanata, e poi Bat e Taranto, con il capoluogo barocco in ultima posizione allo 0,2%.