A Nardò l’ospedale di Comunità

“Quando qualche chiacchierone dice che noi chiudiamo gli ospedali, sappia che in realtà nessun ospedale è stato chiuso: alcuni li stiamo convertendo per dare migliori servizi ai cittadini. Stiamo realizzando in Puglia ospedali sempre più specializzati e strutture territoriali potenziate”.
Lo ha dichiarato il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano a margine del taglio del nastro dell’Ospedale di Comunità di Nardò: un nuovo importante servizio a disposizione della popolazione (quasi 94mila persone) dei sei comuni che fanno riferimento al Distretto Socio Sanitario di Nardò.
“Uno dei modi – ha proseguito il Presidente Emiliano- di convertire un ospedale inutile o pericoloso e che costa troppo per la comunità, è quello di trasformarlo in un ospedale di comunità. Questo è un modo diverso per gestire le stesse strutture, utilizzando meglio il denaro del contribuente e dando un servizio migliore. Noi – ha concluso Emiliano- stiamo dividendo le strutture tra quelle per acuzie e quelle per lungo degenza e cronicità. Peraltro, lo facciamo non perché ce lo siamo inventato in Puglia, ma perché c’è una legge nazionale che né la Lega, né il PD né il Movimento 5 Stelle contestano”.
Con i suoi 15 posti letto attivati, l’Ospedale di Comunità (tecnicamente: Unità di Degenza Territoriale) è il nuovo volto dell’assistenza sanitaria del territorio, poiché va ad arricchire l’offerta del PTA che, a valle del processo di riconversione, rappresenta la seconda gamba del nuovo modello sanitario regionale imperniato su Ospedali sempre più specializzati e strutture territoriali potenziate.
La struttura di Nardò, ricavata negli spazi dell’ex Ospedale e dotata di tutti i comfort e i requisiti organizzativi, ha superato recentemente il vaglio dell’accreditamento istituzionale della Regione Puglia ed è la prima struttura del genere attivata nella ASL Lecce.
Nuova anche la “filosofia” assistenziale che sta alla base dell’Ospedale di Comunità, dove opererà un vero e proprio team assistenziale formato da medici di famiglia, specialisti territoriali e infermieri. Si tratterà, in definitiva, di attivare un ricovero breve (fino a 20 giorni) rivolto a pazienti che, a seguito di un episodio acuto o per la riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica potenzialmente erogabili a domicilio, ma che vengono ricoverati in tali strutture in mancanza di idoneità del domicilio stesso (idoneità strutturale e/o familiare), o in quanto necessitano di assistenza/sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna, non erogabile a domicilio per motivi di natura clinica o sociale, ovvero di assistenza specialistica su specifica necessità.
Un lavoro di squadra in cui giocheranno un ruolo da protagonisti i medici di famiglia, i quali oltre a essere il riferimento principale per l’accesso, potranno seguire i propri pazienti come se fossero a casa loro, avendo però a disposizione una struttura decisamente più consona.
In termini di servizi si segnalano, poi, quelli dedicati all’Accesso unico alle cure, dal CUP alla Porta Unica di Accesso (per le cure domiciliari), ma anche le attività di Day Service medici (diabetologia e ipertensione) e chirurgiche (interventi per tunnel carpale, ernie inguinali, cataratta) che qualificano particolarmente il PTA, assieme al Centro Prelievi, alla Diagnostica per immagini e al Centro Senologico. E infine, oltre ai servizi standard come il 118 e la Guardia Medica, nel PTA sono presenti gli ambulatori delle cronicità: Centro per i Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD) e Centro Antidiabetico.

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