“Se qualcuno intende ignorare la richiesta di cambiamento avanzata da 14mila Baresi alle primarie, lo spieghi con chiarezza”: Pasquale Di Rella affida ai social il suo sfogo ma nel centrodestra è fumata nera sui Municipi e le tensioni, nella prima prova su strada dopo le urne in Fiera del Levante, non mancano. Trattativa tutta in salita: i tempi sono stretti e occorre individuare cinque teste di serie da schierare per la guida delle mini assemblee, chiamate a sostituire le circoscrizioni. “C’è bisogno degli uomini migliori nei posti migliori per costruire attorno a loro un programma e dedicarsi alla campagna elettorale”, mandano a dire i leghisti di Enrico Balducci. Già ma come si arriva alla definizione dei big? Con quale criterio? Pallottoliere alla mano in base ai numeri delle primarie oppure persino rimontando mini gazebo anche per le presidenze? Difficile che la seconda ipotesi, pur vagliata al tavolo, possa vedere la luce, non fosse altro per la road map serrata che vede poco più di un mese a disposizione per mettere a punto le liste. Gli uomini di Matteo Salvini, in compenso, non si accontenterebbero di meno di due slot, magari non andando allo strappo su quelle del centro cittadino e optando per slot come Carbonara o San Paolo. Insomma, nulla di fatto. Parole d’ordine restano unità e programmi ai quali dare la precedenza. Per tutto il resto, invece, a breve si torna al tavolo.