Processo escort, la Consulta “salva” la legge Merlin e il processo a Tarantini.
Era il 6 febbraio 2018 quando la III Corte d’appello di Bari inviò gli atti alla Consulta per un vaglio di legittimità della legge Merlin. I giudici dinanzi ai quali si stava celebrando il processo di secondo grado sulle donne accompagnate fra il 2008 e il 2009 dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini nelle dimore dell’allora presidente del Consiglio, avevano accolto l’istanza presentata dai difensori e sospeso il processo. Oggi la Corte costituzionale, riunita in camera di consiglio, ha deciso le questioni sulla legge Merlin discusse nell’udienza pubblica del 5 febbraio 2019. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della Corte fa sapere che le questioni di legittimità costituzionale riguardanti il reclutamento e il favoreggiamento della prostituzione, puniti dalla legge Merlin, sono state dichiarate non fondate.
La Consulta, quindi, salva le Legge Merlin. Nel processo sono imputati per il reato di reclutamento e favoreggiamento della prostituzione quattro persone: Tarantini che, stando all’accusa, portò 26 giovani donne ed escort, affinché si prostituissero, nelle residenze del leader di Forza Italia; Sabina Began, ‘l’ape regina’ dei party berlusconiani; Massimiliano Verdoscia e il pr milanese Peter Faraone, entrambi amici di Tarantini.
Le questioni erano state sollevate con specifico riferimento all’attività di prostituzione liberamente e consapevolmente esercitata dalle cosiddette escort. I giudici baresi sostenevano, in particolare, che la prostituzione è un’espressione della libertà sessuale tutelata dalla Costituzione e che, pertanto, punire chi svolge un’attività di intermediazione tra prostituta e cliente o di favoreggiamento della prostituzione equivarebbe a compromettere l’esercizio tanto della libertà sessuale quanto della libertà di iniziativa economica della prostituta, colpendo condotte di terzi non lesive di alcun bene giuridico.