Norman Atlantic, nell’avvio dell’udienza peliminare la richiesta di un nuovo sequestro

Norman Atlantic, nell’avvio dell’udienza peliminare la richiesta di un nuovo sequestro

Con la richiesta di un nuovo sequestro della motonave Norman Atlantic e di costituzione di circa cento parti civili, è cominciata nell’aula ‘bunker’ della sezione distaccata di Bitonto del Tribunale di Bari, l’udienza preliminare per decidere sul rinvio a giudizio di 32 imputati accusati del naufragio che nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, al largo delle coste albanesi e dopo un incendio scoppiato a bordo, causò 31 vittime (19 delle quali mai ritrovate e due, probabilmente clandestini, non identificate) e il ferimento di altri 64 passeggeri.
Il traghetto, sequestrato dalla Procura di Bari subito dopo il naufragio, è ormeggiato nel porto del capoluogo pugliese dal febbraio 2015 ed è stato dissequestrato nei giorni scorsi. Oggi, in aula, le parti civili che hanno chiesto di costituirsi, hanno chiesto anche che il relitto venga nuovamente sequestrato. Alla richiesta si è associata la Procura, ritenendo necessario averlo a disposizione “per eventuali ulteriori accertamenti a bordo e per maggiori garanzie nel dibattimento”.
Nei confronti degli imputati hanno chiesto di costituirsi un centinaio tra familiari di vittime, superstiti, società che trasportavano mezzi e merci e alcune associazioni. Nella prossima udienza del 21 maggio il giudice deciderà se ammettere le parti civili e si pronuncerà sulla nuova richiesta di sequestro. L’udienza, a porte chiuse, si celebra dinanzi al gup Francesco Agnino. L’accusa è rappresentata dai pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano.
Rischiano il processo per i reati, a vario titolo contestati, di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime oltre a numerose violazioni sulla sicurezza e al codice della navigazione, l’armatore, Carlo Visentini della Visemar, unico presente in aula, i due legali rappresentanti della società greca Anek Lines, noleggiatrice della motonave, le stesse società, il comandante Argilio Giacomazzi e 26 membri dell’equipaggio.
“Questo è il peggior disastro marittimo dopo la Moby Prince e la Concordia. È stata ricostruita una parte della verità ma con molte zone d’ombra. Le spinte per non farci fare il processo ci sono”, commenta l’avvocato Massimiliano Gabrielli che rappresenta 35 passeggeri greci e albanesi che hanno chiesto di costituirsi parte civile. “Sono passati quattro anni dal naufragio e a distanza di quasi un anno e mezzo dalla fine dell’incidente probatorio, quindi della perizia, la nave è rimasta sequestrata come doveva, come è stato per la Concordia che è rimasta sequestrata dentro il mare fino alla fine degli accertamenti” ma poi – dice il legale – “è stato disposto incredibilmente il dissequestro a una settimana dall’inizio del processo penale. La nave adesso sarà portata via e rottamata, fatta sparire velocemente impedendo ogni ulteriore accertamento. Questo processo – continua l’avvocato – mette in discussione un sistema di trasporto a mare, del traghetti per trasporto auto e passeggeri, perché noi sosteniamo che siano indifendibili da certi incendi e questo un supplemento di perizia l’avrebbe potuto dimostrare». L’avvocato ricorda che «a bordo c’erano troppi mezzi, come ha già accertato la perizia, il traghetto era stato caricato all’inverosimile, è partito con mare in tempesta, le operazioni di rizzaggio sono state eseguite in modo approssimativo e soprattutto, ai fini di lucro, sono stati sistematicamente caricati tir frigorifero in misura nettamente superiore alla disponibilità delle prese della nave. Questo è all’origine dell’incendio, perché è stata consentita la navigazione con dei tir con motore a scoppio in moto”.

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