L’occupazione femminile nelle regioni del mezzogiorno è la più bassa d’Europa ed è inferiore perfino a quella della Guyana francese e dell’enclave marocchina di Melilla. E di certo alla Puglia non va meglio se nella nostra regione il tasso donne al lavoro si attesta intorno al 30%, di circa 35 punti inferiori della media europea. E’ il quadro tracciato dallo studio della Svimez sulla condizione femminile al Sud. Poche donne occupate al Mezzogiorno, 2,283 milioni su 9,760 milioni in Italia che svolgono un lavoro.
Stando all’analisi dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, il divario rispetto alla media europea, si è ulteriormente ampliato arrivando sopra i 30 punti, nel 2017. Confrontando il tasso di occupazione delle 19 regioni e le due province autonome italiane con il resto delle 276 regioni europee emerge un quadro alquanto problematico. Solo la provincia di Bolzano si colloca nella prima metà delle regioni europee.
Se si parla poi di donne laureate, la differenza la si trova anche nella retribuzione: una donna laureata da quattro anni che lavora al Sud ha un reddito medio mensile netto di 300 euro inferiore a quello di un uomo (1000 euro contro 1300). A livello nazionale il differenziale è di poco inferiore circa 250 euro. Le donne lavoratrici dipendenti guadagnano in media 1.281 euro mensili nette, se sono impegnate a tempo pieno, contro i 1.398 delle loro omologhe nel Centro-Nord. Tra le laureate il divario di genere si attenua ma non si annulla.