Carenza di indizi gravi. Per questo il Tribunale del Riesame di Bari ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita il 24 luglio scorso fa dai carabinieri nei confronti del boss barese Filippo Capriati, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Girolamo Valente, ucciso a Bisceglie nell’agosto 2017. Le motivazioni si conosceranno nelle prossime settimane.
I difensori di Capriati, gli avvocati Giancarlo Chiariello e Gaetano Sassanelli, hanno sostenuto l’assenza di riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno rivelato il ruolo dell’indagato nel delitto. Secondo la Dda di Bari c’era stato un accordo tra Paolo De Gennaro, ritenuto l’esecutore materiale, e il boss Capriati per realizzare l’omicidio nell’ambito di una guerra tra gruppi criminali per il controllo del traffico di droga nella città del nord barese.
Dal capo clan Capriati, cioè, sarebbe arrivato l’ok all’agguato e la rassicurazione di successiva protezione in caso di ritorsioni. Una ricostruzione che la difesa del boss ha contestato. Filippo Capriati resta comunque detenuto in carcere perché imputato, con altre 24 persone, nel processo con rito abbreviato su estorsioni a commercianti e sulla presunta gestione mafiosa dei servizio di assistenza e viabilità all’interno del porto di Bari. La Procura, a conclusione dell’arringa, ha chiesto la sua condanna a 28 anni di reclusione.