Il presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, Nino Marmo, a margine delle audizioni tenutesi oggi in III Commissione sulla proposta di legge sul contrasto al fenomeno del gioco d’azzardo patologico conferma quanto precisato dal capo della Procura di Brindisi, dottor De Donno, nell’ambito del rapporto pubblicato dall’istituto Euripres. “Oggi – dichiara Marmo – abbiamo avuto conferma di quanto abbiamo sempre sostenuto sul contrasto al gioco d’azzardo. Non solo cedere alla tentazione del ‘proibizionismo’ è inutile, ma è anche dannoso: si favorisce la criminalità. E non solo il ‘distanziometro’ è inutile, ma è anche dannoso: il ludopatico preferisce giocare lontano dai suoi luoghi. E’ opportuno ringraziare coloro che oggi in III Commissione, hanno dato un rilevantissimo contributo sulla proposta di legge per il contrasto al gioco d’azzardo patologico perché hanno dato un colpo secco ad ogni pensiero ‘facile’, alla velleità dello slogan, ma hanno allo stesso tempo offerto un quadro di verità. Il Capo della Procura di Brindisi ha detto a chiare lettere che il proibizionismo è frutto di una cultura che ha favorito la criminalità organizzata e, quindi, non è la strada da percorrere. Ha anche sottolineato che per i giovani il distanziometro, tanto caro a qualcuno, è assolutamente inutile: i minorenni non possono entrare nelle sale gioco per un divieto imposto dalla legge. Per loro, quindi, ci vuole una tutela differenziata perché se un minorenne non può entrare in una sala slot, può farlo in un bar e giocare, se presenti, alle slot. E’ evidente, pertanto, che sia indispensabile una campagna informativa contro le dipendenze e la Regione è competente in questo campo. Dall’Euripres, invece, è arrivata la pietra tombale sul distanziometro, dichiarato completamente inutile: su un milione e mezzo di giocatori ‘problematici’ (ovvero non ancora patologici), l’11% preferisce recarsi lontano dai suoi luoghi abituali per giocare. Il distanziometro, quindi, esiste già ed è il pudore che spinge a non voler essere scoperti da amici o familiari. Peraltro, è problematico definire se l’obbligo di “distanza” dai cosiddetti “punti sensibili” sia questione sanitaria o di pubblica sicurezza. La Regione, nel secondo caso, non avrebbe competenze specifiche perché è compito del Governo centrale definire la materia, proprio perché è indispensabile avere una norma che valga in tutte le regioni. Quest’ultime possono, altresì, operare sul fronte informativo e sanitario, sulla prevenzione e la cura, per le quali fino ad ora nulla è stato fatto. Bene, lo si faccia, senza perdere ulteriore tempo a discettare su questioni che l’ente non dovrebbe nemmeno affrontare”.