Duecento cinquanta giovani ricercatori potranno restare in Puglia grazie al bando “RIPARTI: assegni di RIcerca per riPARTire con le Imprese”, iniziativa di Regione Puglia e ARTI con cui si finanziano assegni di ricerca professionalizzanti per nuovi ricercatori e il loro inserimento nel sistema produttivo regionale.
Sono più di 500 le candidature pervenute, ma le risorse disponibili nella dotazione del bando potranno finanziarne solo la metà. Per questo, gli industriali pugliesi chiedono al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e all’Assessore regionale alla Formazione Sebastiano Leo un rifinanziamento dell’iniziativa, considerata strategica per arginare la fuga di cervelli e rilanciare il ruolo determinante che la ricerca riveste sul fronte dell’innovazione e dello sviluppo del tessuto socioeconomico e industriale.
“La Regione Puglia – dichiara il Presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana – ancora una volta è vicina
alle nostre imprese con misure estremamente valide, necessarie in un momento di crisi, che hanno visto
lavorare sinergicamente Regione, Confindustria e tutto il partenariato. Per queste ragioni, chiediamo alla
Regione Puglia di rifinanziare al più presto il bando RIPARTI per dare, così, una risposta ai numerosissimi altri
ricercatori che ne hanno fatto domanda tramite le Università e gli Enti pubblici di ricerca. L’obiettivo comune
è aumentare la qualificazione del sistema regionale dell’istruzione, della formazione e del lavoro e rafforzare
le competenze specifiche creando reti tra università, centri di ricerca e mondo produttivo con particolare
attenzione alla promozione della ricerca e dell’innovazione.
“Un’ importante iniziativa per ripartire – conclude il Presidente Fontana – e un esempio positivo di intervento
pubblico efficace a sostegno dell’occupazione, dell’economia sana e della crescita attraverso la quale si potrà
realizzare e sostenere un circuito virtuoso che veda la ricerca applicata all’industria, come fattore
determinante per lo sviluppo territoriale, in termini di sostenibilità, innovazione, investimenti sul proprio
capitale umano, capacità di programmare il passaggio generazionale, internazionalizzazione, legame con il
territorio e con le proprie filiere produttive”.