Dal 2009 il numero degli occupati nel settore edile in Puglia si è quasi dimezzato, passando da 60mila a 32mila, con quasi 4.000 imprese in meno. Sempre nella nostra regione, il dato che riguarda artigiani e piccole e medie imprese vede una contrazione di 2.700 addetti, con una diminuzione di massa salari pari a 12 milioni di euro. Impietosi, infine, i numeri forniti dalla Cassa edile, rispetto sempre al 2008: 27.411 iscritti in meno, che in termini salariali significa meno 190 milioni annui.
Il settore edile in Puglia è ormai al decimo anno di crisi: “occorrono risposte forti e concrete”, quelle che Cgil Cisl Uil e le categorie del settore Fillea, Filca Feneal Uil chiederanno unitariamente il 15 marzo prossimo durante la manifestazione nazionale a Roma.
“I cantieri sono fermi e impiegano lavoratori ultracinquantenni, i giovani non si avvicinano più al settore, stiamo incorrendo in una grave perdita di manodopera qualificata – dichiara il segretario generale della Fillea Puglia, Silvano Penna – Se i lavori non ripartiranno continueremo a perdere centinaia di milioni di euro”.
In Puglia hanno chiuso i battenti centinaia di aziende del legno, del laterizio, del lapideo e del cemento. “Un’eccellenza della nostra regione – dice Antonio Delle Noci, segretario Filca Cisl Puglia – il marmo dei tre distretti di Apricena, Cursi e Trani, è in ginocchio anche per la concorrenza spietata dei cinesi, che acquistano il prodotto grezzo e lo lavorano già sulle navi, durante il trasporto”.
“Cantierizzare le opere pubbliche significa proiettare il territorio nel futuro e renderlo competitivo – spiega infine il segretario regionale della Uil Puglia Salvatore Bevilacqua –. Il Governo si dia una svegliata, non è possibile penalizzare continuamente un settore economico trainante e disperdere miliardi di fondi europei che permetterebbero di creare subito tante opportunità occupazionali”.